È difficile definire in maniera esaustiva che cosa sia una famiglia, non soltanto per i cambiamenti e le fluttuazioni della forma assunta dalla famiglia nel corso della storia, ma soprattutto perché essa è un’entità visibile da tanti punti di vista differenti. Una proposta interessante è quella fornita da Valeria Scabini, secondo la quale la famiglia può essere definita «una organizzazione complessa di relazioni di parentela che ha una storia e crea una storia». In questa definizione gioca un ruolo importante la parola “storia” che, connettendo l’ambiente della famiglia alla dimensione temporale, rende conto della molteplicità di livelli che caratterizzano gli scambi intercorrenti tra una famiglia e il suo ambiente. Anche McGoldrick, Heiman e Carter attribuiscono importanza agli aspetti storici definendo la famiglia un sistema emozionale plurigenerazionale, ovvero che racchiude l’intero sistema emozionale di almeno tre, talora anche quattro generazioni, legate da vincoli di parentela, di sangue o legali. Nell’ambito di questo ampio sistema familiare tri- o quadri-generazionale , la famiglia nucleare rappresenta dunque un sottosistema emozionale, che risulta influenzato dalle relazioni passate, presenti e future.
Le famiglie sono soggette a cambiamenti continui, che possono manifestarsi a diversi livelli strettamente interdipendenti:
livello individuale --> Ciascun membro della famiglia evolve, cresce e si trasforma nel tempo, per cui ogni famiglia deve confrontarsi ed assecondare le trasformazioni relative allo sviluppo emotivo, cognitivo e fisico dei suoi diversi componenti.
livello interpersonale --> Così come gli individui si trasformano nel tempo, allo stesso modo le relazioni esistenti tra i diversi membri della famiglia evolvono, portando significative modificazioni all’interno della famiglia stessa. Es. le relazioni tra genitori e figli si modificano man mano che i figli crescono.
livello gruppale --> In una famiglia intervengono cambiamenti importanti anche in seguito a trasformazioni della sua composizione che si hanno con l’entrata di un membro nella famiglia per nascita o adozione di un figlio, con l’accoglimento di un genitore anziano rimasto solo, o con l’uscita dal nucleo familiare di uno dei membri per matrimonio, per separazione coniugale, morte o altro evento.
livello sociale --> la struttura relazionale della famiglia cambia anche in seguito alle trasformazioni che avvengono nel contesto sociale e culturale di cui fa parte. Es. guerre, disoccupazione, benessere economico ecc. .
Il gruppo famiglia nel corso degli anni deve poter soddisfare due esigenze apparentemente contrapposte tra loro: da una parte, quella di trasformarsi in relazione ai diversi bisogni evolutivi dei singoli componenti; dall’altra, quella di conservare il senso della propria identità e continuità nel tempo. In sostanza il gruppo famiglia deve poter conservare una propria “stabilità” pur adattandosi a continue trasformazioni.
Ogni famiglia pur rappresentando una realtà a se stante si trova ad affrontare degli stadi piuttosto tipici che la mettono di fronte a svariati compiti evolutivi.
Secondo Carter e McGoldrick [1980] il ciclo di vita familiare può essere suddiviso in sei stadi:
1. Giovane adulto senza legami: Nella fase precedente la formazione della famiglia, è indispensabile il “distacco emotivo” del giovane dal gruppo di origine e ciò si concretizzerà attraverso la differenziazione e definizione del proprio sé rispetto ai familiari, nell’ambito del lavoro e delle relazioni con i pari.
2. Formazione della coppia: In questo secondo stadio un lavoro positivo di ristrutturazione deve portare all’organizzazione del sistema coniugale e si devono “ridefinire” le relazioni con le famiglie estese e con i gruppi di appartenenza dei coniugi. Si può verificare che in alcune famiglie uno o entrambi i membri della coppia non hanno rielaborato in modo costruttivo il distacco dalla propria famiglia di origine (scarsa differenziazione), per cui risulta limitata la capacità di realizzare un efficace coinvolgimento nel nuovo gruppo familiare, e da qui possono sorgere problemi all’interno della nuova coppia.
3.Nascita del primo figlio e famiglia con bambini piccoli: in questo stadio il processo emozionale centrale è l’accettazione dei figli come nuovi membri del sistema. In altri termini, vuole dire: la formazione del sottosistema genitoriale, il riassestamento di quello coniugale per fare spazio ai figli e il riadattamento delle relazioni con le famiglie di origine dove andranno “rinegoziati” i ruoli di genitori e nonni.
4. Famiglia con adolescenti: Nella famiglia con adolescenti, deve essere aumentata la flessibilità dei confini all’interno della famiglia, per permettere lo svincolo dei figli. Se ciò avviene, l’adolescente si sentirà libero di entrare e uscire dal sistema famiglia senza nessun tipo di condizionamento o di costrizione. In questa fase vi è una nuova attenzione ai rapporti di coppia.
5. Famiglia in cui i figli adulti escono di casa: Nel quinto stadio il processo emozionale centrale sarà l’accettazione di un numero sempre maggiore di movimenti di uscita e di entrata nel sistema: in pratica ciò comporterà nuovi interessi entro il sottosistema coniugale degli adulti, lo sviluppo di relazioni alla pari tra genitori e figli adulti e la ridefinizione di relazioni per includere nipoti e generi/nuore.
6. Famiglia nell’età anziana: Il sesto stadio riguarda l’accettazione del cambiamento dei ruoli generazionali, del mantenimento del funzionamento di coppia, del riconoscimento di un ruolo più centrale alle generazioni di mezzo.
Il modello di sviluppo proposto da Carter e McGoldrick presuppone che la famiglia attraversi una serie di fasi. Ogni fase è caratterizzata da specifici compiti di sviluppo, che comportano una ristrutturazione dei rapporti a livello di coppia, delle relazioni genitori-figli e di quelle con la famiglia d’origine e la cui soluzione consente il passaggio allo stadio successivo. I compiti di sviluppo sono dunque obiettivi finalizzati alla crescita in un determinato periodo della vita della famiglia.
Per Haley non sempre la famiglia riesce ad affrontare tali compiti evolutivi. Qualora il sistema familiare non riesca ad affrontare con successo il compito di sviluppo che contraddistingue la fase del ciclo vitale che sta attraversando, è probabile che si verifichi una sofferenza del sistema. Anzi, in presenza di rilevanti difficoltà ad effettuare cambiamenti e a superare una tappa del ciclo vitale, uno o più componenti del sistema possono divenire sintomatici. Haley ritiene che lo stress familiare è più intenso nelle fasi di transizione da uno stadio all’altro del processo evolutivo della famiglia e ipotizza che i sintomi patologici compaiano più facilmente in occasione di interruzioni o distorsioni nell’evoluzione del ciclo di vita. I sintomi segnalano che la famiglia è bloccata o sta procedendo con difficoltà nella transizione verso la fase successiva. Gli interventi clinici efficaci saranno pertanto diretti a rimettere in moto il processo evolutivo del gruppo familiare.
Bibliografia
Camillo Loriedo, Angelo Picardi. Dalla teoria generale dei sistemi alla teoria dell'attaccamento. Percorsi e modelli della psicoterapia sistemico-relazionale. Franco Angeli
Marisa Malagoli Togliatti, Anna Lubrano Lavadera. Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia. Il Mulino
A cura di Marisa Malagoli Togliatti e Umberta Telfener. Dall’individuo al sistema. Manuale di psicoterapia relazionale. Bollati Boringhieri
Se stai attraversando delle difficoltà in famiglia e hai bisogno di una consulenza è possibile prenotare un appuntamento al numero 3333072104
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Dott.ssa Rita Manzo
Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Santa Maria Capua Vetere (CE), Calvi Risorta (CE)
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