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SALVE, SONO LA DOTT.SSA RITA MANZO, PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA SISTEMICO-RELAZIONALE. RICEVO TUTTI I GIORNI DAL LUNEDI AL VENERDI DALLE 8:30 ALLE 20:30 PREVIO APPUNTAMENTO TELEFONICO AL NUMERO 3333072104. LO STUDIO SI TROVA A CALVI RISORTA (CE), IN VIA GUGLIELMO MARCONI N.30. SI HA LA POSSIBILITA' DI USUFRUIRE DELLA TERAPIA PSICOLOGICA ANCHE IN MODALITA' ONLINE. SERVIZI OFFERTI: PSICOTERAPIA INDIVIDUALE, DI COPPIA E FAMILIARE, CONSULENZA E SOSTEGNO PSICOLOGICO.

lunedì 31 luglio 2017

DIFFERENZA TRA PSICOLOGO - PSICOTERAPEUTA - PSICHIATRA - Dott.ssa Rita Manzo, Psicologa Psicoterapeuta a Caserta

Questo post nasce dall'esigenza di fare chiarezza sul lavoro svolto da tali figure professionali, affinché le persone possano scegliere con maggiore precisione, consapevolezza ed autonomia il professionista al quale rivolgersi in base alle proprie esigenze.
Lo PSICOLOGO è un professionista che ha conseguito una laurea in psicologia (durata cinque anni), ha svolto il tirocinio e superato l'esame di abilitazione all'albo e pertanto è iscritto nell'Albo A dell'Ordine Degli Psicologi di riferimento. Solo l'iscrizione all'Albo conferisce il diritto di esercitare tale professione e fornisce ai clienti la garanzia sulla qualità delle sue prestazioni.
Come recita la legge 18 Febbraio 1989 n. 56, relativa all'Ordinamento della professione di Psicologo, “La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito”. 
Per quanto riguarda l'ambito clinico lo psicologo può effettuare colloqui di sostegno psicologico, somministrare test psicodiagnostici, effettuare consulenze psicologiche e diagnostiche. Lo psicologo offre un sostegno in momenti della vita dolorosi e/o difficili, (ad es. elaborazione del lutto, difficoltà lavorative, scolastiche,  ecc..), ma ci si rivolge allo psicologo anche spinti dalla necessità di lavorare su alcuni aspetti del proprio carattere, o per discutere dei propri pensieri o delle proprie difficoltà con una persona neutrale che possa offrire un punto di vista professionale. Lo psicologo non può somministrare farmaci.
Lo PSICOTERAPEUTA può essere uno psicologo o un medico che dopo l'abilitazione all'albo ha frequentato una scuola di psicoterapia della durata di quattro o cinque anni, riconosciuta dal M.I.U.R. (Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca) durante il quale ha svolto un tirocinio di almeno 400 ore in strutture convenzionate. Lo psicoterapeuta è specializzato nel trattamento terapeutico dei disturbi psicopatologici della psiche umana (disturbi dell'umore come la depressione, disturbi d'ansia, come ad es. gli attacchi di panico, le fobie, l'ansia generalizzata ecc..., disturbi di personalità, disturbi del comportamento alimentare, dipendenze e nuove dipendenze, disturbi della coppia ecc..). La psicoterapia va dunque più in profondità rispetto alla consulenza psicologica. 
Esistono molti orientamenti diversi nella psicoterapia, i principali sono: la psicoterapia sistemico-relazionale, quella cognitivo-comportamentale, quella psicanalitica.
Lo PSICHIATRA è laureato in medicina e chirurgia e successivamente ha conseguito una specializzazione in psichiatria. Si occupa principalmente del trattamento farmacologico dei disturbi psicopatologici. Lo psichiatra non può esercitare la psicoterapia a meno che non abbia conseguito anche la specializzazione in psicoterapia.
Capita, quando necessario, che psicoterapeuta e psichiatra collaborino nella presa in carico di un paziente associando la psicoterapia ad una terapia farmacologica per ottenere un risultato migliore di quello che si otterrebbe utilizzando soltanto uno dei due approcci.

A garanzia del cliente e dei professionisti oggi è possibile verificare se una persona è iscritta o meno all'albo degli psicologi e se possiede o meno la specializzazione in psicoterapia (puoi verificarlo qui: Ordine Nazionale degli Psicologi). Lo stesso vale per la professione medica (puoi verificarlo qui: FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) 

Se vuoi fissare un appuntamento puoi contattarmi al numero 3333072104
Dott.ssa Rita Manzo
Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Calvi Risorta (CE), Santa Maria Capua Vetere (CE)

giovedì 6 luglio 2017

MISANTROPIA: PERCHÈ ODIO TUTTI?

Il termine MISANTROPO deriva dal greco mīsanthrōpos, da misos odio + anthropos uomo, e si utilizza per identificare una persona che odia o diffida delle altre persone o dell’umanità in generale. Ha la tendenza ad avere atteggiamenti di superiorità e scarsa empatia nei confronti del prossimo. Generalmente i comportamenti del misantropo derivano da un passato connotato da esperienze di vita deludenti, tradimenti da parte di persone a cui era molto legato, situazioni familiari complicate, eventi traumatici. Tutto ciò ha contribuito nel tempo alla formazione di una personalità dissociativa tendente all’asocialità. Per il misantropo infatti, la vita sociale non apporta alcun beneficio e, ad ogni modo, gli aspetti negativi di frequentare gente superano di gran lunga quelli positivi, quindi generalmente tende a vivere uno stato di isolamento giudicando gli esseri umani traditori, approfittatori, ipocriti, incompetenti. Questa condizione, spesso associata ad uno stato depressivo, genera molto disagio in quanto chi tende a denigrare tutto e tutti intorno a se vive un forte senso di solitudine ed incomprensione oltre ad avere la propensione a concentrarsi principalmente sugli aspetti negativi delle persone che lo circondano, vivendo di conseguenza in un clima di profonda sfiducia e negatività. Tutto ciò influisce su ogni aspetto della vita del misantropo, in particolare quello professionale, relazionale, sociale in generale. Ecco perché spesso chi si riconosce in questi atteggiamenti alla lunga cerca una via d’uscita dalla negatività.

Il nostro mondo esterno è un riflesso del nostro mondo interiore. Noi interpretiamo sempre il mondo esterno a seconda di come ci sentiamo, di conseguenza se ci si sente tristi, depressi, sfiduciati si tenderà a vedere del mondo esterno solo gli aspetti negativi. Se la misantropia deriva da un forte trauma del  passato o se comunque in qualche modo è causa di sofferenza nella vostra vita, se avvertite uno stato di insoddisfazione o depressione, odio, rabbia, sentimenti negativi nei confronti del prossimo, se vi isolate dal resto del mondo, è consigliabile intraprendere un percorso psicologico al fine di elaborare le motivazioni del disagio, ridurre i sintomi e trovare finalmente la serenità. 
Se hai bisogno di una consulenza puoi contattarmi al numero 3333072104
Dott.ssa Rita Manzo
Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Calvi Risorta (CE), Santa Maria Capua Vetere (CE)

lunedì 3 luglio 2017

LA PAURA DI PERDERE IL CONTROLLO

La paura di perdere il controllo sui propri pensieri, comportamenti o impulsi è una delle paure più diffuse ed è molto comune nei disturbi d’ansia.
La persona con ansia di perdere il controllo è perfezionista, ha la necessità di ipercontrollare ogni dettaglio della propria vita, della mente e i segnali provenienti dal corpo per sentirsi sicura; se tutto ciò non gli riesce si preoccupa e continua a pensarci su in maniera morbosa. Vive costantemente un elevato stato di tensione e piomba nel panico se un evento imprevisto accade.
L’ansia spropositata deriva dalla necessità di controllare tutto ciò che accade dentro di sé e/o intorno a sè, in un mondo in rapida evoluzione fatto di incertezze, dove l’idea di esercitare un controllo su tutto è un’utopia. Anche se si riescono a controllare molti aspetti della propria vita ce ne sono tanti altri che non possono essere sotto controllo.
La paura di perdere il controllo porta all’auto-osservazione e al monitoraggio costante dei propri pensieri. Questi pensieri possono essere fugaci, frequenti o persistenti e possono essere poco invasivi, moderatamente fastidiosi o fortemente problematici.
Quando questi pensieri ansiogeni sono marcati ed estremamente invasivi diventano invalidanti e sono correlati a manifestazioni corporee: accelerazione del battito cardiaco, sensazione di vuoto alla testa, sensazione di svenimento, formicolio agli arti ecc... Queste manifestazioni corporee alimentano ancora di più la percezione di ansia su cui si cerca di esercitare un controllo, ma la sensazione di ingestibilità comporta un aumento della paura e di conseguenza anche un innalzamento dei livelli di controllo.
Quando la paura è molto forte può sfociare in un attacco di panico che può portare la persona che lo sta vivendo a pensare di poter avere un infarto o un collasso cardio-circolatorio.
Il percorso psicologico è lo strumento più efficace per imparare a gestire l’ansia ed i suoi moltissimi sintomi, per ritrovare il benessere perduto e per sviluppare la resilienza, cioè la capacità di affrontare in maniera costruttiva gli eventi difficili o imprevisti della vita, le situazioni problematiche e complesse, uscendone da essi rinforzati e migliorati.
Se hai bisogno di una consulenza puoi contattarmi al numero 3333072104
Dott.ssa Rita Manzo
Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Calvi Risorta (CE), Santa Maria Capua Vetere (CE)

venerdì 10 marzo 2017

COME SUPERARE LA FINE DI UNA STORIA D'AMORE

La fine di una storia d'amore è tra le esperienze umane più dolorose. Sono stata intervistata sull'argomento dalla giornalista Barbara Gabbrielli per il settimanale "Starbene" n°12 del 07/03/2017 e propongo qui l'articolo dal titolo: "Come liberarsi da un ex ingombrante". Subito dopo le risposte integrali all'intervista.

Che cosa implica a livello psicologico la fine di una storia?
Le emozioni vissute in seguito alla chiusura di una rapporto somigliano molto a quelle legate al lutto conseguente la perdita di una persona cara. Si percepisce un grande senso di vuoto, di solitudine, di instabilità, come se la terra franasse sotto ai piedi,come se tutto fosse finito. Si vive una situazione di fallimento. La fine di una storia d’amore ha una forte valenza emotiva per entrambi i partner, indipendentemente dal modo in cui ci si lascia o da “chi lascia chi”. In genere chi lascia viene assalito dai sensi di colpa e dal senso di responsabilità oltre che da una profonda tristezza, mentre chi viene lasciato vive più profondamente la perdita, l’abbandono, il rifiuto, una condizione che può avere importanti effetti negativi sull’umore. La separazione implica l’elaborazione della perdita, un processo molto doloroso e talvolta anche estremamente lungo che attraversa una serie di fasi: si parte dalla negazione dell’accaduto, cioè dal rifiuto di accettare che tutto ciò che si era costruito fino a quel momento nel rapporto è svanito, per poi passare alla rabbia verso il partner, e successivamente ad una fase di patteggiamento in cui si cerca di ristabilire un contatto, a questa fase segue uno stato depressivo in cui ci si rende conto che indietro non si torna, fino ad arrivare gradualmente ad una fase di accettazione. La separazione implica anche il dover riorganizzare tutta la propria vita, le proprie abitudini, le uscite, le amicizie e riuscire a riconfigurare una nuova identità, a gestire i ricordi, riuscire a ristabilire un equilibrio emotivo.

Quali paure scatena? E quali sono quelle che più ci tengono “legate” (anche inconsciamente) all'uomo che abbiamo lasciato o che ci ha lasciate?
Sono molte le paure legate alla fine di un rapporto. Si ravvivano tutte le sensazioni di angoscia legate all’abbandono, come la paura di non riuscire più ad amare e a fidarsi di nuovo, oppure la paura di non essere più amati, di non essere apprezzati, di non valere abbastanza, di non meritare l’affetto di qualcun altro, di non trovare più una persona come quella che abbiamo perso...il grande amore. Tali sensazioni incidono pesantemente sulla propria autostima. Molto frequente in questi casi è anche la paura di restare da soli, di affrontare la solitudine, di non sapere più con chi condividere il tempo libero,la quotidianità, le uscite i momenti belli e quelli brutti, a chi affidare i propri pensieri e le proprie emozioni, la paura di perdere un importante punto di riferimento.

È vero che lasciare non sempre significa essere pronte a fare a meno di quel partner?
Si può chiudere una storia per tanti motivi, non sempre perché non si ama più, talvolta ci si rende conto che nonostante l’amore che si prova per l’altro, la relazione non funziona e quindi ci si lascia pur provando ancora dei forti sentimenti. La chiusura di un rapporto, inoltre, non implica la fine dei sentimenti verso l’altro. Dopo una rottura abbiamo bisogno di un periodo di tempo più o meno lungo per riequilibrare emotivamente, psicologicamente e concretamente la nostra vita ed abituarci a vivere senza l’altro.

Chi lascia è ovviamente più pronto di chi viene lasciato, ma c'è sempre una sorta di vertigine nel ritrovarsi da soli anche se lo abbiamo scelto. Perché?
Per molto tempo il partner per noi è stato un importante punto di riferimento, una figura primaria di attaccamento, ovvero una persona su cui noi siamo stati più propensi a fare affidamento rispetto agli altri, di cui ci siamo fidate e con cui ci siamo confidate, e che fino a quel momento è stata il nostro supporto emotivo, con cui abbiamo vissuto intimità, vicinanza, interdipendenza. Quando si perde il proprio punto di riferimento si vivono dubbi ed incertezze. Questi vissuti così intensi ci fanno capire quanto sia disorientante e difficile lasciar andare, anche se a scegliere siamo stati noi.

E perché, invece, certe volte, abbiamo bisogno di fare tabula rasa subito, anche quando è lui che ha preso la decisione?
Anche se dare un taglio netto alla relazione è la soluzione più dolorosa spesso viene intrapresa perché rappresenta la via più efficace per affrontare il dolore ed elaborare le dolorose emozioni che si esperiscono quando si chiude una storia. Si evita di confondersi tagliando ogni contatto, evitando di incontrarlo,di sentire le sue ragioni, evitando di avere notizie sull’altro che potrebbero destabilizzare, ed entrare così in confusione o ritornare a stare male. Quando finisce una storia e uno dei due cerca spesso l’altro non si riesce mai a mettere un vero punto, ad andare oltre, ad elaborare il dolore, perché ogni volta che si incontra o si sente l’altro si rimettono in gioco un mare di emozioni contrastanti che rendono difficile la possibilità di andare avanti.

Possiamo individuare le caratteristiche psicologiche di chi “taglia” di netto una relazione e di chi invece, preferisce mantenere un legame con l’ex (una telefonata ogni tanto, magari un incontro o un semplice pensiero).
In genere chi decide di dare un taglio netto alla relazione è una persona decisa, concreta, riflessiva, che punta al raggiungimento di un obiettivo (chiudere una storia senza voltarsi indietro, oppure migliorare la qualità della propria vita) o alla risoluzione di un problema emotivo(prendersi del tempo per riflettere serenamente sulla possibilità o meno di perdonare dopo un tradimento).
Chi invece preferisce mantenere un legame con l’ex spesso è una persona confusa, che non ha ancora le idee chiare sul proprio futuro e su quello della relazione, spesso si tratta di persone che mantengono una dipendenza affettiva nei confronti del partner ed hanno una tendenza a manipolare emotivamente gli altri.
E poi, che cosa è meglio fare? È giusto volersi liberare dall'ex? È un obiettivo al quale dobbiamo tendere? È indispensabile per fare spazio a una nuova storia?
Se la storia che si sta vivendo non è appagante emotivamente e rende infelici è bene valutare tutte le possibilità per migliorare il rapporto, comunicare al partner ciò che non ci piace di lui, utilizzare uno stile di comunicazione sano, migliorare la sessualità, la qualità del tempo passato insieme, se necessario farsi aiutare da un terapeuta a gestire le emozioni nei confronti dell’altro e migliorare la comunicazione e la qualità del rapporto. Se tutto ciò non dovesse bastare è bene prendere atto del fatto che la storia non può andare avanti. A questo punto è giusto per entrambi, seppur doloroso, voltare pagina. Creare un distacco con il passato è la strada giusta per elaborare la perdita e fare spazio in maniera limpida e serena ad una nuova storia.

Cosa fare per “archiviarlo” e iniziare un nuovo capitolo?
1.      Sei convinta di aver fatto la scelta giusta, ma ora ti manca terribilmente. Scopri che cosa ti tiene legata a lui.
-Perché proviamo questa sensazione tra la nostalgia e la disperazione?
Anche se siamo stati noi a lasciare non è semplice chiudere una relazione. Ciò accade principalmente per alcuni motivi; il primo è che si ama ancora il proprio ex ma lo abbiamo lasciato per incompatibilità caratteriali. In questa situazione è semplice intuire quanto sia difficile dimenticare e andare oltre. A volte il partner ci manca semplicemente perché ci sentiamo soli e bisognosi d’affetto, così nel momento in cui ripercorriamo nella memoria tutti i momenti belli passati insieme precipitiamo in uno stato di disperazione e solitudine che fa riemergere mille dubbi sulla scelta presa. Anche il pensiero di non avere più un legame di attaccamento privilegiato con l’altro su cui si poteva sempre contare crea nostalgia così come pure il pensiero di perdere una rassicurante quotidianità.
-Come si supera? Che cosa ci dobbiamo dire?
Si supera riprendendo in mano la propria vita, concentrandosi su se stessi e sui motivi che hanno spinto a decidere di troncare la storia, su cosa si cerca in un rapporto, sul reale motivo per cui si è nostalgici, analizzando i nostri errori nella relazione per non ricommetterli in futuro, accettando il dolore per il distacco. Dobbiamo dirci che meritiamo di essere felici e di vivere una vita serena e che tutto ciò che ci distoglie da questo obiettivo va allontanato dalla nostra vita.
-Possiamo consigliare qualche trucco pratico per superare il momento di crisi e non pensare più all'ex partner?
1) Innanzitutto è necessario prendersi del tempo per elaborare la fine della storia, per viversi il proprio dolore e ricominciare a vivere.
2) Stare lontani dall’ex, evitando di andare nei posti che frequenta lui,di vedersi o sentirsi telefonicamente.
3) Trascorrere del tempo con le persone che si vogliono bene. Uscire con gli amici più stretti, passare del tempo con loro e consentirgli di confortarti e aiutarti a superare questo periodo.
4)Prendersi cura di se stessi e del proprio corpo attraverso l’esercizio fisico, scegliendo uno sport che ci piaccia e che ci aiuti a rilassarci, ma anche attraverso una sana alimentazione e lunghe passeggiate.
5)Uscire con le amiche per rilassarsi e svagarsi, oppure dedicarsi ad un’attività piacevole per noi, magari nuova che non abbiamo mai fatto.
6)Mettere in soffitta tutti gli oggetti che ci ricordano l’ex, tutte le cose che ci riportano alla memoria i momenti passati con lui, come regali e cose acquistate insieme.

2.      Se non ne vuoi più saperne niente, ma lui insiste.
-Come ci dobbiamo comportare con un ex insistente, quello che ti continua a telefonare, quello che fa in modo di incontrarti casualmente o che ti dice che è disperato e senza di te non può vivere?
-Quali sono le parole giuste da dirgli per fargli capire che non torneremo indietro, ma senza ferirlo?
Se si è certi che la relazione sia finita è importante comunicarlo al partner in maniera chiara, diretta,sicura, definitiva. Quando si spiegano le proprie ragioni sul motivo della separazione non bisogna lasciare spazio a fraintendimenti, illusioni, incertezze e possibilità di ritornare insieme. Ogni messaggio mandato per senso di colpa, ogni risposta a una chiamata ricevuta dall’ex, ogni regalo accettato dopo la rottura può essere visto come un segno di apertura e riaccende le speranze.
Bisogna essere onesti nel comunicare l’intenzione di lasciarsi,spiegare che questa è l’unica strada possibile per ritrovare la serenità.
Se diventa troppo insistente è bene non rispondere più a chiamate e messaggi e se necessario bloccarlo e ove possibile cambiare numero, evitare di rispondere ad eventuali provocazioni sui social. E’ normale per una persona innamorata provare a riconquistare il proprio partner e, solitamente, dopo un certo periodo di insistenza in cui non viene assecondato, la smette. Se invece le sue molestie diventano più insistenti e sono accompagnate da atteggiamenti minacciosi, aggressivi ed intimidatori abbiamo a che fare con uno stalker che va segnalato alle autorità competenti.

3.      Se fate il tira e molla. Lo hai lasciato, ma ogni tanto ci esci e la storia sembra ripartire.
-Come si fa a capire perché non riusciamo a prendere una decisione definitiva? 
-Forse abbiamo bisogno del classico “chiodo scaccia chiodo”? È sbagliato?
Non è semplice chiudere definitivamente una storia d’amore perché spesso anche se non si ama più il proprio partner gli si vuole ancora molto bene. A volte il tira e molla nasce da una incapacità di essere pienamente sinceri con se stessi e col partner riguardo i propri sentimenti, quindi si torna e si ritorna in preda ai sensi di colpa. Ci si accontenta di vivere in una comoda infelicità pur di non affrontare il problema. Spesso anche la paura di restare soli e non avere più una stabilità emotiva blocca i partner in un rapporto che non da più emozioni. Per riuscire a prendere una decisione definitiva bisogna avere il coraggio di affrontare e cercare di risolvere i problemi all’interno della coppia, per poi decidere se ci sono i presupposti per andare avanti oppure è necessario per entrambi accettare di chiudere definitivamente il rapporto.
E’ difficile venire fuori da un rapporto di coppia col “chiodo scaccia chiodo”. Iniziare una nuova relazione quando non si hanno le idee chiare sui sentimenti verso l’ex, quando non è ancora stata fatta un’analisi del proprio comportamento,quando non è ancora stata elaborata la fine della relazione precedente, la nuova storia partirà con premesse sbagliate e sarà destinata a morire.
-Come ne possiamo venire fuori?
Può capitare che in seguito ad un momento di difficoltà uno o entrambi gli elementi della coppia decidano di chiudere la relazione, per poi riprovarci in un secondo momento. Se però questo atteggiamento capita più volte nel corso di una relazione allora diviene necessario fermarsi a riflettere sugli aspetti che non vanno nel rapporto e cercare li dove possibile di risolverli, magari anche attraverso l’aiuto di un terapeuta di coppia.

4) Quando fai l'amore con un altro pensi sempre a lui.
-È sbagliato? È sleale nei confronti del nuovo partner? 
-Come si fa a disinnescare questa forma di dipendenza?
Quando accade di fare l’amore con il proprio fidanzato e pensare al proprio ex si avverte un senso di colpa per questi pensieri e fantasie. E’ importante non focalizzarsi molto sui sensi di colpa in quanto fino a quando una fantasia resta tale fa parte dell’intimità di una persona. Piuttosto se questa tendenza capita frequentemente potrebbe significare che essa è diventata un meccanismo per fronteggiare alcuni sentimenti nel rapporto attuale, ad esempio un senso di noia o rabbia verso il partner attuale per un particolare motivo. Potrebbe anche significare che si ha bisogno di più tempo per chiudere le ferite della storia precedente. Se la storia precedente non è stata pienamente elaborata emotivamente è facile idealizzare l’ex partner attraverso le proprie fantasie e confrontare tali fantasie col partner attuale. In realtà bisogna riflettere sulle motivazioni che ci hanno spinto a chiudere la storia precedente, a ciò che ci faceva stare male e a ciò che era positivo per ricostruire un quadro più realistico. Se ci si rende conto che i sentimenti che ancora ci legano all’ex sono molto forti è bene prendersi una pausa per fare chiarezza nei propri sentimenti. Se invece il problema è legato ad una insoddisfazione della relazione attuale allora lavorare sul significato delle fantasie legate alla storia passata aiuta a capire ciò che si vuole nella relazione attuale. Se il rapporto sessuale è diventato abitudinario invece di fantasticare sul passato si può investire sul presente creando una maggiore intimità e complicità col proprio partner, comunicandogli anche i propri desideri e aspettative relative al rapporto sessuale. Con un po’ di impegno si riuscirà a ritrovare l’entusiasmo perduto ed il desiderio nei confronti del partner.

5) Sei stata lasciata e non riesci a dimenticarlo.
-Come “metabolizzare” la scelta che lui ha fatto per entrambi?
Tutto passa e si ritorna alla normalità, è solo una questione di tempo, e la durata di questo tempo dipende dal nostro atteggiamento mentale. Se una storia finisce non dobbiamo commettere l’errore di lasciarci andare. Bisogna reagire al dolore attraverso il “fare”.
-Quali sono gli step per ritrovare la nostra autonomia emotiva e non pensare più a lui come a un'occasione perduta?
-Il primo passo per riprendere in mano la propria vita è quello di consentirsi di vivere il dolore della perdita. Piangere, sentirsi delusi, traditi, sopraffatti, tirare fuori la rabbia, sfogarsi, ci consente di vivere pienamente il proprio dolore, di elaborarlo, per poi mitigarlo e infine rinascere.
-E’ importante non tenersi tutto dentro e riuscire a condividere le proprie emozioni con le persone care per ripercorrere il proprio vissuto attraverso altri occhi e riuscire ad essere così più obiettivi.
-E’ necessario chiudere definitivamente i ponti col passato. Andare avanti con la speranza di un ritorno da parte dell’ex rende il cammino in avanti più difficoltoso con possibilità di vivere dolorose ricadute. Anche se è difficile bisogna puntare al miglioramento di se stessi.
-E’ utile concentrarsi in attività che impegnano per molto tempo. Bisogna investire su se stessi,fare esercizio fisico per scaricare lo stress quotidiano, mangiare sano, coltivare nuovi hobby, decidere di fare quel viaggio che era in programma da tempo, sperimentare emozioni nuove, circondarsi dei vecchi amici e trovarne nuovi, puntare a nuovi obiettivi e alla realizzazione personale.

Come gestire i ricordi (materiali ed emotivi)
I regali e le cose comprate insieme: meglio buttarli, nasconderli o tenerli? E perché.
Quando un amore finisce spesso ci ritroviamo circondati da tutta una serie di oggetti che ci sono stati regalati o che abbiamo comprato insieme. Ognuno di loro ci riporta alla mente un particolare momento, un’emozione, un’esperienza vissuta con lui. E’importante al fine di iniziare un sano percorso di guarigione, mettere da parte tutti gli oggetti che ci ricordano momenti vissuti con l’ex. Continuare a circondarsi di oggetti che ci ricordano di lui renderà solo più difficile la possibilità di andare avanti. Non è necessario distruggere gli oggetti a meno che l’ex non sia stato una figura estremamente negativa nella tua vita; è sufficiente chiudere tutti gli oggetti in una scatola e riporli in un posto della casa poco frequentato come la soffitta. Certamente dopo qualche tempo, quando avremo ristabilito un nuovo equilibrio saremo felici di aver salvato una fetta dei ricordi della nostra vita passata.

I ricordi che riaffiorano quando meno ce lo aspettiamo: come dobbiamo viverli? perché?
Spesso mettere da parte tutti i regali e le cose che ci ricordano di lui non basta per spegnere la macchina dei ricordi. Talvolta anche una canzone alla radio, un profumo, un luogo,possono far riaffiorare alla mente in maniera improvvisa il ricordo di un momento vissuto con lui, di un’emozione o un pensiero. Quando ciò accade non serve fuggire dal ricordo ma bisogna essere sinceri con se stessi e analizzare ciò che si prova. Ciò consentirà di essere più consapevoli delle proprie emozioni, di non opprimerle, ma viverle per riuscire ad andare avanti.

Quando l'ex diventa amico: È pericoloso? Quali sono i presupposti necessari? Che cosa dobbiamo evitare?
Quando una storia d’amore finisce i sentimenti verso il partner sono ancora vivi, accesi. Spesso si provano forti sentimenti di rabbia e delusione nei confronti dell’altro o di se stessi per come sono andate le cose, e altrettanto spesso si prova ancora amore, desiderio sessuale, dipendenza affettiva. Il rischio più grande in cui si può incorrere decidendo di instaurare un rapporto di amicizia con il partner è quello di non riuscire ad andare avanti, di non riuscire a chiudere definitivamente la storia ed elaborare in maniera adeguata tutte le emozioni che la separazione comporta. Un altro rischio è quello di compromettere la possibilità di approfondire in maniera serena e cristallina la conoscenza con altre persone e trovare un nuovo equilibrio perché per quanto ci si sforzi di essere amici con l’ex riaffioreranno sempre ricordi di momenti intimi e speciali vissuti insieme. Per i motivi appena citati un’amicizia con l’ex non può essere pienamente sincera e ciò può danneggiare la stabilità ed il benessere proprio e di una relazione futura.
Se si decide di comune accordo di restare amici è bene tagliare comunque i rapporti per un po’, per darsi il tempo di elaborare pienamente tutte le emozioni legate alla separazione e di placare i sentimenti verso l’altro.

Bisogna evitare di instaurare un rapporto di amicizia quando sono ancora vivi i sentimenti che si provano verso l’altro, quando uno dei due è ancora innamorato o geloso, ma anche quando si nutrono ancora sentimenti rabbia, scarsa fiducia, quando si litiga frequentemente con l’altro oppure quando si è subita una violenza durante il rapporto.

Se hai bisogno di una consulenza puoi contattarmi al numero 3333072104
Dott.ssa Rita Manzo
Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale

sabato 18 febbraio 2017

BULIMIA SESSUALE

Il termine bulimia sessuale si riferisce alla compulsione nel ricercare un gran numero di incontri sessuali. Sono stata intervistata sull'argomento dalla giornalista Barbara Gabbrielli per il settimanale "Confidenze" n°8 del 15/02/2017 e propongo qui il box dal titolo: "Compulsione pericolosa" abbinato alla testimonianza dal titolo " Ho fatto sesso con più di 50 uomini". Subito dopo le risposte integrali all'intervista.

1)Tanti uomini, uno dietro l'altro: che cosa significa questa bulimia sessuale?
1) Il termine bulimia sessuale si riferisce alla compulsione nel ricercare un gran numero di incontri sessuali. Tale compulsione non deriva da un reale desiderio sessuale, che anzi è quasi sempre assente, ma dal bisogno di trovare un canale alternativo per spegnere un’angosciante frustrazione di fondo subita in altri campi (familiare, sociale, lavorativo, affettivo…) che non si riesce ad affrontare diversamente a livello psichico.
2) Si può configurare come disturbo sessuale?
2) Si, può essere configurato come un disturbo sessuale e talvolta coesiste con il DOC (Disturbo Ossessivo-Compulsivo) oppure può essere un’evoluzione della Bulimia Nervosa.
3) Che tipo di vuoto va a colmare? E ci riesce?
3) La ricerca compulsiva di partner sessuali cerca di soddisfare alcuni bisogni, non appagati in altro modo, tra questi il bisogno di autostima, di potere, quello di sentirsi femminile, apprezzata, considerata, desiderata, accettata, di piacersi e di piacere. L’euforia iniziale di un nuovo incontro regala l’illusione che tutte le frustrazioni esperite svaniscano all’istante, ma ci si rende conto ben presto che non è così e si ripiomba, con forti sensi di colpa, in uno stato di angoscia.
4) Dobbiamo assecondare questa tendenza o fare qualcosa per interromperla? e come?
4) I sintomi della bulimia sessuale presentano un incremento nei momenti di maggiore depressione e sconforto. Assecondare questa tendenza può risultare dannoso in quanto come predetto essa non procura un reale benessere, ma alla lunga mina l’autostima e danneggia la salute psico-fisica. Purtroppo molte persone non si rendono conto di avere un problema e scambiano i propri atti sessuali compulsivi per “mentalità aperta” e disinibizione. Il primo passo da fare per interrompere tale tendenza patologica è quello di capire che si ha un problema, accettarlo e chiedere l’aiuto di uno psicologo che aiuti a capire quali sono le reali cause che si celano dietro al disturbo e a risolverlo per ritornare a viversi a pieno una serena femminilità ed una sana sessualità.

Se hai bisogno di una consulenza puoi contattarmi al numero 3333072104
Dott.ssa Rita Manzo
Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Calvi Risorta (CE), Santa Maria Capua Vetere (CE), Napoli (NA)

venerdì 3 febbraio 2017

TERAPIA DI COPPIA CASERTA



Se vi trovate qui nel mio blog a leggere un post sulla terapia di coppia molto probabilmente è perché attraversate un brutto momento per la vostra relazione e state valutando le possibili soluzioni al problema. Solo una piccola percentuale delle coppie che vivono un periodo difficile cerca un aiuto professionale e generalmente ciò avviene solo quando vi è già una  notevole compromissione del rapporto. Questo accade principalmente per alcuni pregiudizi e idee sbagliate sulla terapia di coppia. Da ciò nasce l’idea di scrivere un post per dare informazioni utili a tutti coloro che intendono intraprendere questo percorso.
Quali sono i benefici della psicoterapia di coppia?

1)   Aiuta a migliorare la comunicazione di coppia e a renderla più efficace.
La maggior parte dei conflitti nella relazione è causata da uno stile di comunicazione disfunzionale, talvolta abusivo e svalutante nei confronti del partner e che ha come unico risultato quello di inasprire il rapporto. A volte si inizia una gara, persa per entrambi in partenza, “a chi alza di più la voce” arrivando al punto di non riuscire ad ascoltare più nemmeno se stessi. Il terapeuta insegna a comunicare in maniera più sana ed educa ad un ascolto attivo ed empatico; inoltre aiuta a distinguere i tipi di comunicazione efficaci da quelli che invece portano direttamente al conflitto.

2)   Aiuta la coppia ad identificare le problematiche che saranno al centro del trattamento (es. difficoltà sessuali, gelosia ecc...) e a risolverle in modo produttivo attraverso la modifica dei pensieri e dei comportamenti disfunzionali rivolti verso l’altro. Il terapeuta aiuterà ognuno dei partner a comprendere il proprio ruolo nelle interazioni disfunzionali. Affinché una terapia sia efficace entrambi i partner devono essere disposti a mettersi in gioco, a cambiare, a concentrarsi sui propri atteggiamenti che contribuiscono a creare i problemi di coppia e a cambiarli, senza pretendere di cambiare gli atteggiamenti del proprio partner. Ciò aiuterà entrambi a cambiare il loro modo di percepire il rapporto e l’altro.

3)   Aiuta i coniugi a condividere tra loro pensieri ed emozioni che diversamente avrebbero avuto paura ad esprimere, diminuendo così l’evitamento emotivo e favorendo l’empatia della coppia, una maggiore vicinanza e la risoluzione dei conflitti.
4)   Aiuta la coppia a vedere il rapporto in maniera più obiettiva, a smettere di attribuire colpe al partner e iniziare a guardare a ciò che accade alla coppia come il frutto di qualcosa creato da pensieri, comportamenti e azioni di entrambi i partner.
5)   Valorizza i punti di forza nel rapporto e li utilizza per affrontare e superare positivamente i momenti di difficoltà.
Quali sono le situazioni in cui è utile chiedere aiuto?

1)   Quando si avverte di non riuscire più a comunicare in maniera sana all’interno del rapporto.
2)   Quando uno o entrambi i partner si impegnano in una relazione extraconiugale.
3)   Quando i partner decidono di restare insieme “per il bene dei figli”. Se ci sono problemi importanti tra loro il legame diventerà estremamente dannoso anche per il figli. Solo se la coppia è in grado di risolvere i suoi problemi creando un legame sano genererà un naturale benessere ed equilibrio per tutti i membri della famiglia.
4)   Quando in casa sembra di essere più dei coinquilini che una coppia vera e propria e il rapporto manca di comunicazione e intimità.
5)   Quando i partner sono consapevoli di avere un problema tra di loro ma non sanno come affrontarlo.
6)   Quando all’interno della coppia si vivono disagi derivanti da varie problematiche: sesso, infedeltà, legami con la famiglia di origine, problemi di salute cronici, sterilità, uso di sostanze, gioco d’azzardo, conflitti frequenti ecc. ...
7)   Appena ci si rende conto di avere un problema di coppia che non si riesce a risolvere da soli è bene chiedere l’intervento di un professionista prima che il problema si cronicizzi.
Cosa fare se il proprio partner è contrario alla terapia?

Qualche volta in terapia arriva una coppia in cui uno dei due è trascinato dall’altro e mostra sin da subito un atteggiamento ostile nei confronti della situazione terapeutica; ciò accade per vari motivi, un po’ per scarse o false informazioni su come si svolgono le sedute, un po’ per la paura di essere giudicati o di essere fraintesi, oppure semplicemente per l’idea che “i panni sporchi si lavano in famiglia”, o ancora perché non si ha fiducia nell’esito della terapia. Il fatto che queste persone, pur avendo delle resistenze, decidano ugualmente di iniziare un percorso terapeutico, regala alla coppia una chance e consente al partner dubbioso di farsi un’idea più realistica riguardo alla terapia e di lavorare all’interno della relazione terapeutica in maniera più produttiva e positiva. Se invece uno dei partner non vuole proprio saperne di iniziare una terapia è possibile intraprendere un percorso terapeutico individuale:
- focalizzato sulla relazione se ci sono piccole incomprensioni,
- focalizzata su se stessi e sul proprio benessere se non c’è volontà da parte dell’altro di collaborare per la risoluzione delle problematiche di coppia.
Come scegliere il giusto psicoterapeuta?

Nel caso della terapia di coppia è importante scegliere un professionista che sia specializzato nelle dinamiche di coppia. Di questo se ne occupa la psicoterapia sistemico-relazionale che è la terapia designata per difficoltà coniugali. Lo psicoterapeuta sistemico-relazionale, per la sua attenzione alle relazioni tra persone, è il professionista più indicato per affrontare le problematiche personali e interpersonali dell’individuo, della coppia e della famiglia.



-La terapia di coppia è un percorso duro e intenso che per risultare efficace va affrontato in maniera realistica, senza fretta, con tanta pazienza e grande impegno. Ci vuole tempo infatti per abbandonare le vecchie abitudini, dannose per il rapporto, e impararne altre più efficaci e funzionali al benessere di coppia. Se si ha pazienza e voglia di ritrovarsi ne varrà la pena!


Se il tuo rapporto è in crisi e hai bisogno di una consulenza puoi contattarmi al numero 3333072104

Dott.ssa Rita Manzo
Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Calvi Risorta (CE), Santa Maria Capua Vetere (CE)

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